Viviamo in un mondo tecnologico dove tutti gli oggetti sono smart, ma la tecnologia parte dall’uomo e finisce con l’uomo. Allora i 40 anni di storia della AD Hverpackungen AG di Mezzovico coincidono con la storia del suo fondatore, Daniele Antonietti, Managing Partner
Daniele Antonietti, ci parli di AD Hverpackungen
«Siamo una società che distribuisce in modo efficiente e flessibile imballaggi di vetro, plastica unitamente ai sistemi di erogazione per il settore farmaceutico e cosmetico. Copriamo in modo esclusivo il mercato svizzero e austriaco per conto di tre aziende leader nel settore. Dobbiamo fornire un prodotto sofisticato, in quanto la nostra clientela lo è; si pensi al problema dell’erogazione di un farmaco, ad esempio un inalatore, bisogna sempre fornire la dose giusta con un altissimo livello di affidabilità: non può infatti succedere che un paziente non prenda un farmaco perché l’erogatore si è inceppato. E, mi consenta di affermare, i 40 anni di storia con crescita continua (negli ultimi anni a 2 cifre) dimostrano, più di ogni altra affermazione, l’estrema qualità dei nostri prodotti. Abbiamo tanti clienti che lavorano con noi da decenni. Anche l’industria della cosmesi necessita di un’altissima qualità nella conservazione e nell’erogazione del prodotto e questo per due motivi: il posizionamento nella fascia alta del settore ma anche per il fatto che un prodotto cosmeceutico necessiti della funzionalità paragonabile a quella di un farmaco».
Vedo una grande passione nelle sue parole…
«Si, perché la storia dell’azienda è anche la storia della mia vita. Fatta di ragionamenti, di interazioni con persone che abbiano volontà di crescere e migliorare. Ma anche le intuizioni e le scelte apparentemente irrazionali sono importanti; sono quelle che fanno compiere i veri balzi in avanti e non bisogna dimenticare di cogliere le occasioni, e magari di trasformare le crisi in opportunità. AD HVerpackungen ha un’anima perché è una storia di famiglia, mia moglie Alessandra è stata la mia compagna di viaggio e mi ha supportato sin dall’inizio; negli ultimi due anni mia figlia Corinne Chisari si è unita a me nella parte finanziaria».
Ci spieghi meglio…
«Nel 1979 lavoravo per una ditta che produceva antibiotici che, ad un certo punto, ha deciso di trasferirsi a Ginevra. Evidentemente avrei potuto spostarmi, e la mia vita sarebbe stata facile e lineare. Ho invece optato per rimanere; volevo costruire qualcosa di nuovo, sulla base di alcune idee e di convinzioni che si erano formate nella mia mente».
Ci dica cosa aveva intravisto…
«Gli antibiotici sono molto importanti per i pazienti, e proprio per questo motivo lo è anche il contenitore. Ho così fondato l’azienda ponendomi l’obiettivo di fornire packaging di eccellenza sul mercato svizzero e austriaco. Inoltre, la nostra attività non si limita a proporre il catalogo standard, progettiamo insieme al cliente, aiutandolo a definire la soluzione giusta sulla base delle sue esigenze».
Ci racconti qualche momento significativo dello sviluppo dell’azienda…
«Nella prima parte del suo percorso, l’azienda si occupava solo della produzione di contenitori, flaconi, con i relativi imballaggi, poi la grande svolta ci racconta Antonietti: mi trovavo a Londra e ho conosciuto il direttore di un’azienda produttrice di sistemi di erogazione il quale me ne illustrò l’importanza, la cosiddetta “pompa” che consente di nebulizzare ed erogare il liquido, sia esso un farmaco o un prodotto cosmetico. Ho subito intuito che abbracciare anche questi sistemi, allora rivoluzionari, avrebbero elevato la sofisticazione dei nostri prodotti permettendoci di offrire un packaging completo. La loro importanza è andata sempre crescendo a causa del giusto impegno mondiale nel combattere il buco di ozono, che ha comportato la scomparsa dei flaconi il cui contenuto veniva compresso per mezzo di gas (CFC) che venivano necessariamente immessi nell’atmosfera durante la loro erogazione. Un’altra tappa importante, insieme ad un socio di Pescara, è stata la realizzazione di uno stabilimento per la produzione di micropompe a Mezzovico successivamente venduto ad un’azienda americana che ancora oggi dà lavoro a 180 persone con un importante fatturato per il Canton Ticino. Un importante compagno di viaggio durante questo percorso è Johannes Bahnmüller Direttore Commerciale che ha contribuito in modo importante allo sviluppo dell’azienda».
La pandemia mondiale ha accresciuto in tutti i paesi la richiesta di presidi sanitari e in prospettiva di vaccini. Siete stati coinvolti nella produzione di imballaggi speciali?
«Il settore farmaceutico ha fortemente accresciuto il proprio fabbisogno di imballaggi per la produzione dei vari presidi sanitari destinati a combattere, ai vari livelli, la pandemia. Anche noi abbiamo avuto enormi richieste di dispenser per disinfettanti, con conseguenti difficoltà nel reperire il materiale e tempi di consegna allungati. Inoltre, siamo fornitori ufficiali del Cantone per la produzione diretta da parte nostra di disinfettanti. Per contro il settore della profumeria ha conosciuto una flessione determinata dalla chiusura temporanea di molti punti vendita, a partire dai duty free degli aeroporti. In ogni caso la pandemia ha costretto anche noi ad una riorganizzazione dei sistemi di presentazione e vendita dei prodotti, tenendo conto del fatto che fiere e viaggi sono stati del tutto annullati o sospesi e non sappiamo quando sarà possibile un graduale ritorno alla normalità».
Esistono particolari normative e procedure per assicurare, nel rispetto dell’ambiente, il riciclo di imballaggi e contenitori in vetro e plastica?
«Tutto il settore ha conosciuto negli ultimi anni una profonda trasformazione legata all’adozione di materiali non inquinanti e soprattutto facilmente riciclabili. Ciò è vero per il vetro, ma anche per la plastica dove si sta cercando di adottare soluzioni mono materiali, dove cioè non è necessario scomporre il prodotto nei vari componenti prima di avviarli al corretto smaltimento».
L’intervista finisce qui, ma sarebbe potuta andare avanti per ore. Lasciamo gli uffici della società di Mezzovico, con l’impressione della luce di passione negli occhi di Daniele Antonietti. Abbiamo capito che la tecnologia è importante ma l’uomo, con le sue idee e le sue intuizioni, talora repentine, è la base di tutto.